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Giornalino Giugliano di Angela Cecere

SEZ. CULTURA E SPETTACOLI Marco Bocci a teatro: «Io, lo Zingaro e il mio idolo Ayrton Senna»

16 Luglio 2021 , Scritto da Angela Cecere Con tag #SEZ. CULTURA E SPETTACOLI

SEZ. CULTURA E SPETTACOLI  Marco Bocci a teatro: «Io, lo Zingaro e il mio idolo Ayrton Senna»

INSERITO DA ANGELA CECERE È attraverso il mito di Ayrton Senna che si dispiega il monologo Lo Zingaro, presso il Teatro Tor Bella Monaca, interpretato e scritto da Marco Bocci, coautore con Gianni Corsi e Marco Bonini. Nello spettacolo, i circuiti di formula Uno percorsi dal grande pilota brasiliano diventano metafora del circuito di vita del personaggio, e insieme dello stesso interprete, animato dalla passione per le corse automobilistiche fin da bambino. Come nasce questo monologo? «Dalla voglia di tornare in teatro, infatti stavo già lavorando con questo obiettivo. Per assurdo questo testo è nato nel momento più drammatico per il teatro: quello che ha visto calare i sipari di tutta Italia durante il primo lockdown» Un periodo storico che ha coinciso con la battaglia contro una malattia che si era appena lasciato alle spalle... «Sì, una casualità temporale ed emozionale che mi ha spinto a maturare tutte le idee che mi portavo dentro circa questo progetto, fino a concretizzarle». Il sottotitolo “Non esiste curva dove non si possa sorpassare” è stato cosi anche rispetto alla malattia? «Credo occorra sempre trovare un’alternativa, e inaspettatamente in quel momento così difficile, mi si sono aperte altre strade che mi hanno aiutato a comprendere il senso di molte cose e a non arrendermi». Chi è per lei Ayrton Senna? «Il mio mito fin dall’infanzia, e la serie di coincidenze dei rispettivi vissuti, così come le suggestioni che si sviluppano quando si ammira un grandissimo pilota come lui, mi hanno condotto a instaurare un legame emotivo ed empatico cosi forte da trasporlo in uno spettacolo». Lo Zingaro è il personaggio che interpreta; ma è anche lei? «Lo Zingaro viene raccontato in terza persona, è altro da me, però di tanto in tanto intervengono dei dettagli che lasciano sospettare al pubblico che ci sia parte della mia storia, che a tratti sconfina palesemente nel personaggio; ma senza mai fondersi con quest’ultimo, né con il racconto del suo intero vissuto». Chi le ha trasmesso la passione per le gare automobilistiche? «Sono cresciuto fra i circuiti, mio padre era un pilota, e ho trascorso tutta la mia infanzia fra le macchine da corsa, quando ancora bambino mi ritrovavo con le gambe a ridosso dell’asfalto, con l’emozione di veder sfrecciare di lì a poco quei bolidi». Qual è la prima immagine che le viene in mente? «Al Gran Premio di Imola, quando bambino, vidi sfrecciare l’iconica livrea della F1, la John Player Special guidata da Ayrton Senna, nero lucido con filettature color oro. Dentro mi porto ancora quella grande emozione, suscitata anche dal clamore del pubblico presente». Com’è lavorare con i protocolli di sicurezza?  «Molto pesante soprattutto dal punto di vista psicologico, perché ogni spettacolo da vita a una famiglia; mentre ancora oggi i rapporti professionali devono essere garantiti dalle norme anti-Covid e questo comporta ovviamente l’impossibilità di condividere appieno i progetti a cui si lavora». A proposito di progetti dove la vedremo prossimamente?«In una nuova serie tv Fino all’Ultimo Battito e nel thriller sul grande schermo The Boat. Poi diversi altri progetti in cantiere a cui dar vita».

LEGGO

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