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Giornalino Giugliano di Angela Cecere

BENEVENTO E PROVINCIA NEWS Auto incendiata, ditta sventrata da bomba, "illecita concorrenza": 4 a giudizio Inchiesta della Mobile, la decisione del Gup: processo a novembre

16 Settembre 2021 , Scritto da Angela Cecere Con tag #BENEVENTO E PROVINCIA NEWS

BENEVENTO E PROVINCIA NEWS Auto incendiata, ditta sventrata da bomba, "illecita concorrenza": 4 a giudizio Inchiesta della Mobile, la decisione del Gup: processo a novembre

INSERITO DA ANGELA CECERE Benevento. Tutte rinviate a giudizio dal gup Maria Di Carlo le quattro persone che nel dicembre del 2020 erano state tirate in ballo da una inchiesta del sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro e della Squadra mobile che era sfociata in due arresti ordinati dal gip Gelsomina Palmieri. Dovranno affrontare il processo, che partirà il 18 novembre dinanzi al secondo collegio del Tribunale, Luca Foschini (avvocati Angelo Leone e Mario Palmieri), 62 anni, di Telese Terme, Vincenzo Catania (avvocato Antonio Cesarano), un 49enne di Scafati, in provincia di Salerno, che all'epoca erano stati sottoposti ai domiciliari: una misura successivamente attenuata dallo stesso Gip, che li aveva rimessi in libertà-, Catello Vitaglione (avvocato Giuseppe Ravotti), 42 anni, di Sant'Antonio Abate, e Maria Rosaria La Sala (avvocato Giancarlo Bruno), 43 anni, di Scafati, nei confronti dei quali non era stato adottato, anche se richiesto dal Pm, alcun provvedimento. Illecita concorrenza con minaccia e violenza, tentata estorsione, incendio, detenzione e porto illegale di un ordigno esplosivo e danneggiamento sono le accuse , prospettate a vario titolo, in una indagine che aveva messo nel mirino le condotte delle quali avrebbero fatto le spese la titolare e un collaboratore, in precedenza legati a Foschini da rapporti lavorativi- sono assistiti dall'avvocato Anna Maria Ferriero- , di una ditta che a Massa di Faicchio vende pneumatici e funge anche da officina meccanica. E' una storia che affonda le radici nel gennaio del 2019. Quando, nel giro di pochi giorni – tra il 18 ed il 26-, prima era stata data alle fiamme, a Telese Terme, l'auto dello stesso collaboratore – parte civile al pari della mamma -poi l'esplosione di una bomba aveva distrutto il capannone dell'azienda di proprietà della donna. Atti intimidatori che, sostengono gli inquirenti, sarebbero stati “volti ad impedire il libero esercizio dell’attività concorrente, anche mediante minacce telefoniche rivolte nei confronti del dipendente” dell'impresa”, che sarebbe stato invitato a non sviare la clientela dalla loro attività altrimenti “gli avrebbero spezzato le gambe”. Addebiti che Foschini e Catania avevano respinto, dopo l'arresto, durante l'interrogatorio di garanzia. L'allora 61enne aveva precisato che dal 2012, quando era stato arrestato per evasione fiscale – una vicenda per la quale aveva poi patteggiato -, non aveva più avuto alcun ruolo nelle società indicate come concorrenti di quella delle parti offese. Inoltre, aveva negato di essere l'autore della telefonata con la quale nel maggio del 2018 il dipendente della ditt era stato invitato a non sviare la clientela dalla loro attività altrimenti “gli avrebbero spezzato le gambe”. Aveva precisato di essere estraneo alle fiamme e alla deflagrazione che aveva sventrato il capannone dell'impresa di cui è amministratrice una donna che in precedenza aveva lavorato con Foschini. Il quale, infine, aveva affermato di non avere più rapporti con lei dal 2016, in linea con le dichiarazioni della stessa, che aveva anche raccontato di aver ricevuto la visita di tre commercialisti e di un imprenditore che le avevano chiesto di cedere la sua quota della società. Dal canto suo, Catania aveva ammesso di conoscere da tempo Foschini, di cui è fornitore, perchè entrambi operano nello stesso settore, ma di non avere avuto alcun ruolo nei fatti contestati, nei quali non aveva alcuna ragione di infilarsi.

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